POP STAR

Babilonia Teatri per la prima volta decide di raccontare una storia. Decide di farlo a modo suo. Sulla scena ci sono tre personaggi, ma non recitano. Parlano , dicono, vomitano le loro storie. Storie che procedono parallele. Apparentemente lontane l’una dall’altra. Col procedere dello spettacolo lo spettatore scopre quali siano i legami tra i protagonisti.  Come in un thriller la matassa si scioglie solo alla fine. Una fine gloriosa e truce, commovente e splatter, tenera e crudele. Una fine da veri cannibali dove tutto viene sacrificato, anche la vita, in nome della fama e del successo, come solo la più autentica e decadente delle pop star sarebbe in grado di fare.

Pop star è uno spettacolo volutamente scanzonato, che sceglie di non essere drammatico per raccontare una realtà che lo è in modo profondo. Un lavoro allo stesso tempo lineare e delirante. Che coniuga rigore formale e follia narrativa. Senza costruire uno spettacolo attento esclusivamente all’estetica, ma dove la fissità degli attori sul palco, chiusi dentro tre bare, diventa la forza della messa in scena. L’unico modo che permette alla storia di vivere senza bisogno di interpretarla. La via che consente di introdurre degli inserti esplosivi grazie ai quali restituire la forza, la violenza, l’ironia della realtà come della messa in scena.

 

Pop star è un intreccio da districare.
É l’idea di un destino comune e inarrestabile.
Un labirinto senza via d’uscita.
É il viaggio di un odierno titanic alla ricerca del suo iceberg.
L’attesa di un principe azzurro che non arriverà mai.
É la corsa di chi non si ferma.
Per non sapere cosa è rimasto alle spalle.
Per non vedere ciò che ci circonda.
Una corsa verso il successo.
Il sogno di un arrivo. Una fine. Un traguardo.
É il sangue, il sudore, la polvere che lasciamo per strada.
Le grida, le risa, il pianto di chi non ha nulla da perdere.
Che tutto rischia. Che niente teme.

CREDITI

di Valeria Raimondi e Enrico Castellani
realizzazione di Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Valeria Raimondi, Vincenzo Todesco
con Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Valeria Raimondi, Luca Scotton
scene Babilonia Teatri/Gianni Volpe
costumi Babilonia Teatri/Franca Piccoli
luci e audio Babilonia Teatri/Luca Scotton
organizzazione Alice Castellani
coproduzione Babilonia Teatri, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria, Operaestate Festival Veneto

“In un panorama teatrale in cui i nuovi gruppi trovano spesso difficoltà nel confermarsi, nel ribadire le buone impressioni suscitate da un esordio promettente, è raro imbattersi in una giovane formazione che proseguendo il suo percorso sembra via via acquisire ulteriore consapevolezza e sicurezza nei propri mezzi: se già con made in italy Babilonia Teatri si presentava come una realtà fortemente innovativa, le sue prove successive sono l’evidente conferma che siamo di fronte a uno dei fenomeni più vitali e dirompenti della nostra scena.”

Renato Palazzi

RASSEGNA STAMPA

In un panorama teatrale in cui i nuovi gruppi trovano spesso difficoltà nel confermarsi, nel ribadire le buone impressioni suscitate da un esordio promettente, è raro imbattersi in una giovane formazione che proseguendo il suo percorso sembra via via acquisire ulteriore consapevolezza e sicurezza nei propri mezzi: se già con made in italy Babilonia Teatri si presentava come una realtà fortemente innovativa, le sue prove successive sono l’evidente conferma che siamo di fronte a uno dei fenomeni più vitali e dirompenti della nostra scena.

Al Teatro delle Briciole di Parma, i bravissimi Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne e Valeria Raimondi hanno presentato due proposte ugualmente sorprendenti, l’anteprima di un breve spettacolo che in giugno approderà al festival Teatri delle Mura di Padova, e un frammento di una creazione in divenire, Pornobboy, a sua volta destinata al debutto nelle rassegne estive: due lavori diversi, ma entrambi basati su uno stesso stile spoglio, entrambi rivelatori di un talento non comune.  […]

Pop star è un prodigio di misura cui non occorre un minuto di più o di meno per tenere inchiodata la platea: […]

Il testo, costruito – come usa oggi – senza ombra di dialoghi, solo detto, enunciato, ben si adatta alla scelta di Babilonia Teatri, che rinuncia a qualunque idea di rappresentazione, di ricorso a personaggi tradizionali. Le figure evocate, una madre, una figlia, un serial killer, sono indicate da una A, una B e una C disposte su tre bare collocate nello spazio vuoto. Difficile immaginare nulla di più essenziale. Poi le bare vengono aperte, e dal loro interno i cadaveri travolgono la platea con un flusso di parole, alternando l’italiano al dialetto veronese. A turno parlano un po’ di tutto, della loro morte, di volontariato, di sofficini, di aborti. Questa fitta trama verbale – sparata in tono impersonale, senza un accenno di recitazione – si incrocia con precisione matematica a due cruciali passaggi storici: la voce di Pippo Baudo che a Sanremo ’93 proclama la vittoria di Laura Pausini, e la stessa Pausini che canta a squarciagola La solitudine. Sono solo due parentesi, che unite al resto bastano però a tracciare un feroce ritratto del Paese, in cui i vizi del Nordest si mescolano al grande kitsch nazionale.

[…]il giovane gruppo veronese ha fatto un vero miracolo. Nessun prevedibile realismo, di reale solo tre bare vere, che un servo di scena scoperchia e il terzetto composto da Enrico Castellani, Valeria Raimondi e Ilaria Dalle Donne, dà fiato alle pene. […] un flusso ruzantiano trash di lega padana, etilico e anfetaminico. Un pugno nello stomaco assestato con guanti felpati d’intelligente ironia iconoclasta.

Una bellissima serata di incontri al Teatro al Parco, con una compagnia di straordinaria energia, originalità , ritmi travolgenti -Babilonia Teatri […] Con O.n.t /1 (Osservazione Nuovi Talenti, prima serata) promossa da Solares/Briciole, è stato soprattutto possibile riconoscere il reale valore di Babilonia Teatri di Enrico Castellani e Valeria Raimondi, registi e interpreti in scena, affiancati via via da altri attori (qui in particolare da Ilaria Dalle Donne), che, dopo il sorprendente made in italy, fiumi di parole scandite, gioco astratto di suoni, echi dialettali del Nordest e malinconia, sessualità esplicita e disagio, diffuso dolore, stanno dimostrando di riuscire meravigliosamente a restare coerenti alla loro ricerca poetica, a queste stesse tematiche e forme espressive, avventurandosi però contemporaneamente in diverse zone d’indagine, sia con Pornobboy che  Pop Star, il più compiuto dei due eventi presentati, ancora come studi, nella nostra città. […] Tre bare poste in verticale, segnate con A B e C, un bel intreccio di solitudini, destini e angosce, acquista caratteri assolutamente italiani, in corse stralunate verso la morte. Nell’assaggio di Pornobboy una scherzosa, corrosiva teatralità di parole televisive e sessualità esposta, esilarante il gioco delle mutandine moltiplicate… Due lavori di pregio, caustici, colmi di ilarità e amarezza: si aspetta di vederli finiti ma intanto certo meritatissimi i lunghi applausi per Babilonia Teatri.

[…] I tre interpreti, affacciati alle rispettive bare, raccontano senza interpretare: un tono neutro ma quasi urlato, con smaccato accento del nordest. E però il tutto sembra funzionare: è un racconto stralunato, certo, ma che acquista credibilità pur nella surrealtà che tutto abbraccia. Il ritmo è serrato, le voci si susseguono, le storie diventano vieppiù tragiche, addirittura melense o oniriche. Ma Babilonia riporta tutto intelligentemente alle vertigini di una marginalità nostrana: si ragiona attorno agli ultimi minuti di vite già perse eppure, tra Sanremo e Laura Pausini, tra discoteche e pub, sofficini al formaggio e caramelle al miele Ambrosoli, Pop Star diventa un viaggio più grottesco che drammatico, più divertente che mortuario.
Insomma: mantenendo vibrante la propria cifra espressiva – fatta di un irriverente e dissacrante affondo nei perversi perbenismi di questa italietta fascistella e spocchiosa – Babilonia Teatri cesella un lavoro che travolge con impeto le resistenze abituali del compassato pubblico romano: un magma energico di parole e corpi, volgarità e banalità, arguzie e sottigliezze […]

Ottimamente interpretato da Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Ilaria Dalle Donne e dal tecnico “on stage” Simone Brussa […].

A Castrovillari abbiamo visto anche il risultato finale del nuovo spettacolo di Babilonia Teatri “Pop Star” con Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Valeria Raimondi, Simone Brussa, già per altro visto a Parma con titolo diverso.
In scena tre bare vengono aperte da un tecnico assolutamente impersonale.
In esse tre personaggi testimoni di tre storie di ordinaria emarginazione e infelicità che s’intrecciano nel momento della morte, una morte che unisce un ragazzo che vende la propria anima senza successo a Mefistofele, una ragazza che che vive la propria morte come un delirio erotico tra le braccia di un angelo con il quale precipita da una gru e una donna che muore d’improvviso mentre cerca sua figlia.. Lo spettacolo diventa stile : come in Made in italy le parole sono ripetute ora ossessivamente ora in modo allucinato, al Kitch del funerale di Pavarotti si sostituisce quello di Laura Pausini a San Remo, ma il senso di angoscia è meravigliosamente lo stesso e si mescola con la pietà per una generazione che tutto vuole, che tutto gode ma che non può avere futuro.

[…]Ecco, un’altra cosa che ci viene in mente a proposito della nuova produzione teatrale: la bellezza. Una bellezza così perfetta da diventare inquietante, e vorrei dire “corruttrice” nel senso di diabolica per la sua straordinaria forza, più che di persuasione, di incantamento, di straniazione e allucinazione tossica.

E a questo proposito va citata la straordinaria pièce “Pop Star”, di cui abiamo già parlato nei giorni scorsi, uno spettacolo difficilmente inquadrabile nelle categorie teatrali possibili, che per la originalità del testo, la eccezionalità delle trovate sceniche e, diciamo, appunto, la bellezza sbalorditiva delle scene e dei personaggi, per noi costituisce probabilmente il lavoro migliore (capo lavoro) di tutta la rassegna di quest’anno.

Dal nord est arrivano invece due punti di vista clamorosi. Babilonia Teatri sviluppa e mette a fuoco uno spicchio particolare di quel Veneto demenziale e spietato che sta facendo giustizia di ogni sentimento onorevole, una tabula rasa di valori che come un rap i tre giovani artisti in scena sparano sboccatamnete addosso al pubblico, ciascuno dall’interno della propria bara. Pop star è il titolo di questa invettiva giovanil/civile che parte e inalbera come bandiera dalla vittoria a Sanremo di Laura Pausini, offrendo a un pubblico generazionale di intonare a squarciagola La solitudine.

Nel breve ma già significativo percorso di Babilonia Teatri, Pop star si evidenzia come un notevole passo in avanti che, se lascia inalterati i segni e le scansioni spettacolari adottati dalla giovane compagnia, in compenso ne fortifica la capacità drammaturgica e il rigore esemplare di concepire la messa in scena. […] Castellani e la Raimondi si sono assunti in pieno la responsabilità di un testo di magnifica potenza e splendente crudeltà. In tre bare allineate quasi  in  proscenio sostano tre personaggi, tre non-morti in attesa di passare definitivamente nell’aldilà, che ci svelano le ultime ore di vita, di una vita dove violenza e solitudine marciano di pari passo. Due donne e un uomo sull’orlo di un abisso che somiglia tanto a pareti domestiche, ad amori di una sera di importanza capitale, a paure che salgono dai visceri e tutto annebbiano e annientano. Eroi periferici che sanno però trattare col demonio, che si affidano a schiere di angeli stupratori, ammaliati dalla nuova pop star, dalla cantante che dal niente è riuscita a proiettarsi nell’universo delle irraggiungibili, che è riuscita a dimostrare che-forse-ce la si può fare. Pop star è un delirio avvincente, un rosario blasfemo a cui si lasciano andare anime che infine si riveleranno legate indissolubilmente tra loro. Uno spettacolo che non rinuncia all’ironia e all’urlo ma che sa trovare una sua disorientante profondità, quasi una disperata commozione, grazie a un gruppo in stato di grazia.

[…]A seguire Babilonia Teatri, compagnia veronese vincitrice del premio scenario nel 2007, oggi una delle più interessanti realtà del teatro contemporaneo italiano, presente al festival B Motion di  quest’anno con tre progetti. In Pop star, spettacolo di nuova produzione, gli attori compaiono in scena dentro tre bare chiuse poste al centro del palcoscenico, aperte da un figurante all’inizio della rappresentazione, e conducono lo spettacolo senza muoversi da quella posizione.
Il kitsch del rivestimento dorato dei tre sarcofagi e degli abiti dai colori sgargianti fanno da contraltare alle storie disperate dei tre protagonisti, gente senza nome e senza speranza, identificata solo da tre lettere dell’alfabeto poste sopra le bare, A, B e C.
Un serial killer una madre ed una figlia raccontano le loro ultime ore di vita allucinate e drammatiche. Un filo conduttore ne lega l’esistenza, cadenzata con linguaggio crudo, accento dialettale e recitazione impersonale. E’ la rappresentazione estrema di un mondo di perieria, fatto di  serate al pub, di sofficini riscaldati, di figli perduti, amori sognati e mai conquistati, di tentativi falliti di volare, di sogni di gloria per uscire dalla noia. Su tutto il motivo conduttore della vittoria di  Laura Pausini al festival di Sanremo del 1993, la pop star del titolo, che contrassegna sogni e ricordi dei tre e allo stesso tempo ne suggella la desolante solitudine.
Pop star colpisce nel segno. E’ uno spettacolo di grande intelligenza e lirismo, una bella prova di  maturità artistica per la compagnia veronese che conferma il proprio talento e la capacità lucida e visionaria nel restituirci una realtà di dettaglio dell’Italia e del Nord Est in particolare.

Il trio Babilonia in un delirio pulp da vere Pop star. I veronesi conquistano il Crt.

Si entra in sala a sipario aperto. Sul palco tre bare. Chiuse. Viene tolto il coperchio alla prima, e ne esce una storia. Poi si aprono le altre. E altre storie vengono «sputate, vomitate» sul pubblico. Storie crude, borderline. Quasi pulp. «Pop star», terzo, e ultimo, spettacolo della compagnia veronese Babilonia Teatri in questa personale-omaggio di inizio stagione voluta dal Crt, è un passo in avanti, ma senza tradimenti, nella produzione di un gruppo quanto mai interessante. Qui, e non poteva essere altrimenti, dopo il «coro» a più voci di «made in italy» e «Pornobboy», c’è una storia e , soprattutto, ci sono dei personaggi. Tre. Morti. Tre storie apparentemente distanti anche se accomunate da ritmi e colori alla Tarantino. Sesso, sangue e m..da, tanto per capirsi. Tre storie che corrono su binari diversi, si incrociano per un attimo, si allontanano per poi, alla fine, sfociare insieme in un finale da non svelare, ma da cantare insieme ai tre «ragazzi terribili» (più uno, Mauro Faccioli, in scena come dj e «factotum») di Isola Rizza, nel Veronese. Un trio, quello di Valeria Raimondi, Enrico Castellani e Ilaria Dalle Donne, da seguire con attenzione perché, c’è da esserne certi, darà frutti ancor più maturi e interessanti in futuro. Le tre «Pop star» sono scatenate e surreali, fredde e ciniche come non mai. Sputano e vomitano, spesso toccano ritmi rap, le loro storie metropolitane e borderline, con una cadenza ossessiva, viscerale, trasformando il veneto, anzi il veronese, in lingua universale, un gramelot del disagio e di un’anormalità esistenziale che si fa monito. Essenza. Sesso, sangue e m..da, la prima impressione ma, a scavare, anche poesia. Soprattutto. Ricerca. Voglia di riscatto. Spiazzante e senza strizzatine d’occhio verso un pubblico, questo si, al quale è richiesto uno sforzo, quello di andare oltre i tipi comuni di un teatro che qui si nega. E si compie.

Tre bare, tre cadaveri sgargianti, una cascata di fiori che precipita sulla scena senza nulla di festoso, una Laura Pausini urlante a molti decibel. Ultimo spettacolo della retrospettiva che il Crt sta dedicando alla formidabile compagnia Babilonia Teatri, Pop Star arriva dritto e ruvido come un’invettiva necessaria. 45 minuti senza tregua, tutti recitati frontalmente dai tre ottimi attori ( Enrico Castellani, Valeria Raimondi, autori, registi e fondatori del gruppo, insieme a Ilaria Dalle Donne) nella forma di monologhi deliranti che si intrecciano per disegnare un paesaggio di degrado e disperazione: storie di violenza, droga, alcol, abusi e incubi dentro una partitura che dal grottesco migra verso il drammatico tenendosi comunque sempre alla larga da ogni retorica e da ogni moralismo. Anche se drammaturgicamente meno riuscito di Made in Italy, che per ora resta lo spettacolo migliore di questo giovane gruppo da seguire con molta attenzione, Pop Star è un potente detonatore di tutto il peggio che si aggira tra di noi.

S’avanza un nuovo teatro. È creato da artisti sotto i trent’anni. Continuiamo a chiamarlo teatro, ma esso evade da ciò che associamo a questo termine, dramma, dialoghi e personaggi confezionati in un assieme comunque rassicurante. Nelle nuove esperienze manca sempre qualcuno di quegli elementi, e l’inquietudine è assicurata. […] Siamo prima del tempo e dopo la fine, nell’archetipo e nella desolazione ventura. Sul tempo lavora anche uno spettacolo totalmente diverso, ugualmente forte, visto all’Arena del Sole, Pop Star di Babilonia Teatri. Qui i personaggi emergono da tre bare: sono dei «revenats» che rivivono con sarcasmo le ossessioni di un Nord-est sazio e annoiato, sbattuto tra droga, volontariato, sogni di gloria che finiscono in crimine. Gli attori non dialogano: vomitano le loro frasi, un concentrato di luoghi comuni, in tre soliloqui senza speranza di relazione. Il modello è il rock o il rap più che il dramma. Su questi sentieri si intravede la strada per il teatro degli anni Dieci: asciutto e anticonformista, barocco e scabramente visivo, analitico sospeso infuriato, dove i segni conosciuti e usurati si svuotano aprendo scenari imprevisti.

(…)Tutt’altro clima, ovviamente, in Pop Star ( in scena all’Arena del Sole), forse la tappa finora più compiuta dell’esplorazione che Babilonia Teatri va compiendo di un’altra periferia, questa si materiale e concreta, giacché prende a modello o bersaglio l’interland veronese da cui escono e in cui restano radicati gli artefici. Ma altresì culturale, tuttavia. Quell’oltre della cultura bassa che si identifica nella televisione di massa e nei giornaletti che ne amplificano il predominio. E si sa poi quanto sia rischioso e facilmente perdente il confronto con la videocrazia. Teatro spazzatura si potrebbe dire, con preghiera di non essere fraintesi. Dove si centrifuga cioè una realtà fatta, come qui, nelle storie terminali esibite da tre cadaveri inquadrati nelle rispettive bare, di solitudini e voglia di successo, divani piazzati davanti al televisore e sofficini infilati in forno, alcool e parole a fiumi. Veneto e botte. Scopate e sprangate. E Laura Pausini che fa da commento musicale e chiave ideologica col sonoro di una premiazione a Sanremo. ( Non cantava del resto De Andrè che dal letame nascono i fiori). L’atteggiamento del gruppo diretto da Valeria Raimondi e Enrico Castellani sembra essere di non aderire nè sabotare. Né apocalittici né integrati, si sarebbe detto un tempo. Mirano a una oggettività priva di moralismi, che enuncia e non denuncia. La merda è merda, non si scappa. Hanno trasformato in elemento di riconoscibilità la frontalità della rappresentazione e il flusso verbale detto in tono impersonale, a volte amplificato da una tragica coralità. I tre cadaveri vestiti di colori sgargianti snocciolano il proprio racconto a diverse velocità ma senza nessuna volontà di interpretazione. Quando cade una pioggia di fiori, già sai che siamo più vicini a un cimitero che a Sanremo. Sembrano pop, forse sono i più disperati.