RAMY -The voice of revolution-

Il 25 gennaio 2011, inizia la rivoluzione egiziana, che nel giro di pochi giorni porterà alla destituzione di Moubarak.

Uno dei fattori scatenanti è stata l’uccisione, da parte di 2 poliziotti, di Khalid Said, colpevole di aver chiesto il motivo di una perquisizione improvvisa nei suoi confronti all’interno di un internet caffè.  Khalid Said verrà picchiato selvaggiamente e poi portato in caserma dove verrà torturato e ucciso. Il suo corpo verrà ritrovato privo di vita in mezzo ad una strada.

Il 25 gennaio 2011 in piazza Tahrir c’era Ramy Essam, conosciuto oggi in Egitto come la voce della rivoluzione.

Ramy in piazza cantava per Khalid Said, per tutti i Khalid Said, che prima e dopo Khalid Said hanno subito la stessa sorte.

Ramy cantava per destituire Mubarak e, ad oggi, non ha mai smesso di cantare contro i regimi che si sono susseguiti in Egitto.

Dal 2014 Ramy vive in esilio, non può più mettere piede in Egitto, sulla sua testa pende un mandato di cattura per terrorismo.

Nel mandato di cattura non si fa alcun riferimento alla sua arte e ai contenuti delle sue canzoni, ma  è palese che il regine egiziano non gradisce in nessun modo la richiesta di libertà e giustizia per il suo popolo che lui canta senza sosta e che l’accusa di terrorismo è del tutto infondata.

Le canzoni di Ramy, in Egitto e non solo, le conoscono tutti, i suoi video arrivano ad avere 10 milioni di visualizzazioni, ma lui, per la sua gente, non può cantare. Neanche una nota. Una parola. La sua bocca deve restare chiusa. Può entrare in contatto con chi lo segue solo attraverso uno schermo.

Ramy ha aperto i nostri occhi.

Ramy ogni giorno ci pone delle domande e chiede risposte.

Domande che da soli non avevamo le parole per formulare, ma che oggi, lavorando sul palco fianco a fianco con Ramy diventano profondamente concrete, profondamente umane, profondamente politiche, profondamente autentiche.

Con questo spettacolo vogliamo dare voce a queste domande.

Cosa significa Stato. Cosa significa giustizia. Cosa significa potere. Cosa significa polizia. Cosa significa processo. Cosa significa legalità. Cosa significa carcere. Cosa significa tortura. Cosa significa opinione pubblica. Cosa significano giornalismo e libertà d’informazione.

Cosa significa responsabilità, umanità, forza.

A raccontarlo, con noi, sarà la voce di chi, come Ramy, vive ogni giorno sulla sua pelle cosa significa dittatura.

Ramy lo canterà e lo griderà con la grazia, la poesia, la rabbia e la nostalgia di chi paga tutti i giorni un prezzo altissimo, l’esilio, per le proprie scelte.

Vogliamo smascherare l’ipocrisia di certa politica. Vogliamo raccontare come e quanto la ragione di Stato sia pronta a calpestare i diritti inviolabili dell’uomo, sanciti a più riprese da convenzioni internazionali che, nei fatti, restano lettera morta.

Vogliamo interrogarci sulla nostra debolezza.

Sulla debolezza di uno Stato che non sa dare delle risposte trasparenti.

Vogliamo raccontare come il nostro essere cittadini liberi in uno Stato libero incontri e si scontri con delle dinamiche da vittima e carnefice.

Con delle dinamiche che ledono, offendono e giocano con la dignità delle persone.

Crediamo che questo non sia mai ammissibile e che valga sempre la pena di ribadirlo con forza e determinazione.

Per non smettere di essere cittadini liberi in uno stato libero.

CREDITI

di Valeria Raimondi e Enrico Castellani
con Ramy Essam, Enrico Castellani e Amani Sadat
direzione di scena Luca Scotton
produzione Teatro Metastasio di Prato
coproduzione Festival delle Colline torinesi

immagine di copertina Ramy Fist bt Patrick Fore

  • Foto di scena

  • Video promo