PIETRE NERE

Pietre nere scarnifica e centrifuga la nostra idea di casa.
Il nostro modo di abitare.
Di costruire.
Di occupare un luogo.
Pietre nere è casa in tutte le sue infinite declinazioni.
Personali e sociali.
Intime e pubbliche.
Case di ieri, di oggi, di domani.
Case di pietra e case volanti.
Case mondo e mondo come casa.
È dall’interno di una casa che abitiamo il mondo.
Casa è intimità e separazione.
È cura di sé e luogo di molteplici fratture e divisioni.
Casa è incarnazione della separazione tra urbano e naturale.
Casa è il nostro corpo.
Sono i nostri vestiti.
È la persona amata.
È un affetto.
Una città, un quartiere.
Casa è il luogo in cui siamo cresciuti.
Casa è un oggetto, una foto, una lettera, un profilo su un social network.

Pietre Nere è lo spettacolo risultato dell’indagine condotta sul territorio di Asti all’interno di Casa Mondo, progetto vincitore del Bando Art Waves di Compagnia San Paolo. Per la creazione di Casa mondo invitiamo cinque artisti alla creazione di un’opera. A ciascuno di loro chiediamo di scegliere uno dei luoghi di indagine affinché sulla base della conoscenza e dell’incontro ne restituisca un’opera artistica. Daremo vita a uno spettacolo teatrale all’interno del quale i materiali ricevuti saranno voci, suoni, immagini in grado di nutrire la composizione e la riflessione.

CREDITI

di Enrico Castellani e Valeria Raimondi
e con Francesco Alberici
direzione di scena Luca Scotton
illustrazione Nadia Pillon
produzione Babilonia Teatri e La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo

“Pietre nere è un’inesauribile ed inesausta sollecitazione, non solo intellettiva ma anche sensoriale – e per gli attori persino ginnica -, sul ruolo assunto dall’abitazione tanto nell’immaginario collettivo e merceologico, quanto nella nostra singolare identità: come un abito, come una pelle magari tatuata, la casa ci racconta, agli altri e a noi stessi. Cosa significa non averla? Cosa significa abbandonarla? E viceversa, cosa implica identificarsi eccessivamente o esclusivamente in essa?”

Silvia de March, Nazione Indiana

RASSEGNA STAMPA

“Prodotto da Babilonia Teatri e Corte Ospitale, sarebbe più giusto definire “Pietre nere” una performance, un happening giocoso. Ripensandoci, potrebbe apparire come una sorta di “open day” in cui noi spettatori siamo chiamati ad attraversare la “casa” degli attori (Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Alberici, Ettore e Orlando Castellani, figli di Enrico e Valeria), cioè il teatro stesso che accoglie a sua volta gli infiniti modi di intendere la casa, in cui accade di tutto. Dopo la lettura dal libro di Emanuele Coccia “La filosofia della casa”, è la musica a dettare il ritmo di una caotica girandola di voci e riflessioni, echi di quegli incontri portati avanti dalla compagnia nei mesi precedenti durante l’indagine sulla casa/luogo per il progetto Casa Mondo. La performance […], non rinuncia a una certa dose di ironia. Molto efficace, per esempio, l’immagine della natività in una capanna a luci neon colorate che fa da cornice al divertente gioco di parole sotto una nevicata di piume. Ma soprattutto non rinuncia a stare in scena in modo pop, tra scatoloni, betoniere, salti vertiginosi sui tappeti elastici. E c’è perfino un momento poetico: il ricordo della nonna accanto ad un albero rovesciato, con le radici rivolte verso l’alto. Suggestivo il grande divano rosso che si gonfia e accoglie il piccolo Orlando in chiusura. Ma alla fine cosa vogliono dirci? Forse invitarci ad allargare lo sguardo verso tutte le infinite case possibili.”

“Pietre Nere” è una vera e propria indagine, svolta nel territorio di Asti, e come spesso accade con il teatro dei Babilonia, ha la qualità di centrare con precisione i nodi roventi che agitano il conscio e l’inconscio della nostra contemporaneità. È un’operazione che al duo veronese – cosa rara nel panorama teatrale – riesce praticamente sempre, complice una scrittura che inanella riflessioni profonde ed elenchi di frasi fatte, pensieri intimi e pensieri collettivi, derive pop e evocazione del conflitto, in una sintesi che è allo stesso tempo personale e politica. Non fa eccezione “Pietre Nere”, riflessione nata dalla mutata percezione innescata dalla pandemia, ma dallo sguardo e dal respiro decisamente più ampi.”

“Pietre nere è un’inesauribile ed inesausta sollecitazione, non solo intellettiva ma anche sensoriale – e per gli attori persino ginnica -, sul ruolo assunto dall’abitazione tanto nell’immaginario collettivo e merceologico, quanto nella nostra singolare identità: come un abito, come una pelle magari tatuata, la casa ci racconta, agli altri e a noi stessi. Cosa significa non averla? Cosa significa abbandonarla? E viceversa, cosa implica identificarsi eccessivamente o esclusivamente in essa?”

“Entrare dentro al concetto di casa partendo anche da luoghi che, agli occhi della maggioranza, casa non sono. […] . All’entrata degli spettatori, la sensazione è di varcare la soglia di casa altrui. Ma non da ospite, semmai da co-abitanti o inquilini […]. Entriamo in uno spazio intimo e ne siamo consapevoli, tanto che un certo disagio ci pervade, quasi come se spiassimo dalla serratura ma senza porte né muri a proteggerci. Non che accada qualcosa di particolare, al contrario. Non succede nulla di rilevante, se non una straordinaria normalità di qualsiasi famiglia, oppure quella di una compagnia che sta sistemando le ultime cose prima del debutto. Perché anche il teatro può essere ‘casa’”.

“I Babilonia leggono e reinterpretano. Aggiungono specialità a una ricerca su un valore fondante per la vita come è la casa. L’approccio è quello di chi si mette in gioco regalando pezzi consistenti di umanità ad un mondo in piena crisi di affetti e incertezze del futuro. Lo sguardo è compassionevole. Attento a quella che è la cornice del nostro presente.”

“Un teatro, il loro, che è stato definito da molti punk, pop e….rock. Anche questo spettacolo è espressione di questa personalità artistica che da sempre contraddistingue le loro creazioni […]. Molto ben riuscito l’uso delle musiche e le soluzioni sceniche adottate, come il divano gonfiabile gigante, simbolo del focolare domestico, e i pacchi che cadono dall’alto introducendo il tema del “trasloco”.  […]. Il cast risulta all’altezza di questa messa in scena alternativa, dissacrante, particolare, ma che ottiene l’effetto sperato: anche stavolta Babilonia Teatri non si smentisce.”